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domenica 17 aprile 2011

identità sicura

Chi sono? Apparentemente un semplice quesito al quale possiamo trovare risposta nella scienza, nella religione, nella storia, nella psicologia o nella filosofia.
Da sempre l’uomo ha cercato di risolvere questo grattacapo che lo accompagna fino dall’antichità in un percorso tortuoso verso il terzo millennio dove, quasi in un atto di resa, si rifugia in quella che rappresenta l’ultima spiaggia per definire la propria identità: la moda.
Infatti sono i riti della moda, se pur con superficialità e leggerezza, il suo magico richiamo al quale nessuno riesce a sottrarsi e che pervade ogni spazio della socialità ad accompagnare il viaggiatore super tecnologico della contemporaneità.
La moda può essere definita come un’uniformità socioculturale che scaturisce dall’innovazione ciclica e sistematica, quindi si presenta come uno dei molti indicatori di mutamento. Si tratta di una vera e propria istituzione vincolante come una norma, sentita come un valore, che appena definita è già passata attraverso un sistema d’imitazione/differenziazione. Questo è a dimostrazione del fatto che, da un lato siamo soggetti alla perdita del nostro stile con una tendenza ad uniformarci alla massa e, dall’altro continuiamo a ricercare tratti distintivi per capire il nostro vero essere all’interno della società.
Il fine della moda dunque, non è la semplice produzione materiale di abbigliamento ed accessori, ma la produzione culturale di lifestyle.
Infatti il brand si presuppone la creazione di mondi possibili attraverso piccole narrazioni divulgate con la comunicazione ai consumatori per accrescere la propria equity.
Il fashion ha travolto ogni ambito della nostra vita, portando ad una completa estetizzazione della società, dove l’apparenza a volte, conta più della sostanza e ci sentiamo invasi da un irrefrenabile desiderio-bisogno di consumare, forse per provare il piacere immediato anche se effimero di essere trendy che ci permette l’unica identità sicura, quella di consumatori.

G. D. Di Pietro

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