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sabato 30 aprile 2011

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domenica 17 aprile 2011

colour blocking

Avete mai sentito parlare del "Colour blocking"?
Si tratta della nuova tendenza per quest'estate, nata sulle passerelle per approdare nelle vetrine del centro milanese di Zara ed H&M.
STOP allo stile romantico ed ai colori tenui, VIA LIBERA ai colori accesi, quasi fluo per non passare inosservati; ma la vera innovazione è l'accostamento di queste tinte che dividono letteralmente il corpo umano in blocchi.
Ogni capo o accessorio si anima di un'identità propria ed indipendente dagli altri, permettendo abbinamenti precedentemente impensabili.
MAI più tinte unite, ma una grande attenzione per il dettaglio in sè.


G. Daniela Di Pietro











moda ecosostenibile

L'evoluzione della moda rispetta l'ambiente con nuove tecnologie e tessuti: cliccami e mi troverai interessante .


Aiutare il pianeta, uno degli slogan più diffusi in questo periodo, viene seguito anche nel mondo della moda. E’ un esempio la proposta di un grande marchio italiano come Salvatore Ferragamo che ha trasformato i propri packaging in scatole e shopping bag ecologiche, made in Italy e certificate FSC.  Anche Patrizia Pepe si converte all'eco-glam lanciando la sua nuova collezione dall’anima ecologica, dove i capi sono realizzati in bio-cotton, un cotone organico coltivato in piantagioni oasi dove non vengono usati pesticidi e che impiegano esclusivamente fertilizzanti naturali. E  che dire del Made with  milk, dove l’interpretazione della fibra di latte mista a seta e lino, è stata pensata per esprimere la creazione basata sull’amore.
La scienza svolge un ruolo di primo piano nel campo della ‘moda sostenibile’, dalla ricerca di nuovi materiali alla riduzione degli scarti di produzione: stiamo parlando dell’innovativo concetto del ‘knit to fit’, come dire, fatto a maglia modellato sul corpo – le misure vengono prese con un body scanner a tre dimensioni, quindi elaborate con una macchina da maglia che realizza capi su misura. In questo modo esiste un reale potenziale per limitare gli sprechi nella catena di produzione del settore abbigliamento. 
Vestire trendy ma anche ecologico, alla moda e allo stesso tempo equosolidale, originale e riciclato per un consumatore critico ed attento all'acquisto intelligente quando compra abiti e accessori.


G. Daniela Di Pietro

identità sicura

Chi sono? Apparentemente un semplice quesito al quale possiamo trovare risposta nella scienza, nella religione, nella storia, nella psicologia o nella filosofia.
Da sempre l’uomo ha cercato di risolvere questo grattacapo che lo accompagna fino dall’antichità in un percorso tortuoso verso il terzo millennio dove, quasi in un atto di resa, si rifugia in quella che rappresenta l’ultima spiaggia per definire la propria identità: la moda.
Infatti sono i riti della moda, se pur con superficialità e leggerezza, il suo magico richiamo al quale nessuno riesce a sottrarsi e che pervade ogni spazio della socialità ad accompagnare il viaggiatore super tecnologico della contemporaneità.
La moda può essere definita come un’uniformità socioculturale che scaturisce dall’innovazione ciclica e sistematica, quindi si presenta come uno dei molti indicatori di mutamento. Si tratta di una vera e propria istituzione vincolante come una norma, sentita come un valore, che appena definita è già passata attraverso un sistema d’imitazione/differenziazione. Questo è a dimostrazione del fatto che, da un lato siamo soggetti alla perdita del nostro stile con una tendenza ad uniformarci alla massa e, dall’altro continuiamo a ricercare tratti distintivi per capire il nostro vero essere all’interno della società.
Il fine della moda dunque, non è la semplice produzione materiale di abbigliamento ed accessori, ma la produzione culturale di lifestyle.
Infatti il brand si presuppone la creazione di mondi possibili attraverso piccole narrazioni divulgate con la comunicazione ai consumatori per accrescere la propria equity.
Il fashion ha travolto ogni ambito della nostra vita, portando ad una completa estetizzazione della società, dove l’apparenza a volte, conta più della sostanza e ci sentiamo invasi da un irrefrenabile desiderio-bisogno di consumare, forse per provare il piacere immediato anche se effimero di essere trendy che ci permette l’unica identità sicura, quella di consumatori.

G. D. Di Pietro